domenica 29 giugno 2008

Subire un diritto.

L'esercizio di un diritto, a qualcuno potrà sembrar strano, non sempre rappresenta il massimo della felicità per tutti. Infatti accade spesso che chi lo esercita se ne giovi, ma che tale esercizio finisca - anche involontariamente - per colpire qualcun altro. Che dunque non può che rammaricarsene, spesso amaramente.
Il problema poi si complica: quando capita che ad esercitarlo sia tu in prima persona, difficilmente comprendi le conseguenze sugli altri. Solo quando gli altri lo esercitano e tu lo subisci, allora capisci la reale portata del dolore.
Vale per tutto: dal diritto di demolire una costruzione fatta da qualcuno in una tua proprietà (in cui tu hai ragione, ma magari chi l'ha costruita abusivamente può dispiacersene) fino a quello di avere la precedenza al semaforo verde (magari impedendo a qualcun'altro sull'altra strada di arrivare in tempo per raccogliere l'ultimo respiro di un suo caro in fin di vita) eccetera eccetera.
C'è un rimedio?
Non sempre. Ma la società e i rapporti umani - siano essi commerciali, di cortesia o sentimentali - si basano su regole. Molte delle quali non scritte.

Per quel che mi riguarda io una, a mie spese, l'ho capita.
Mai guardare indietro.
C'è un mondo che mi aspetta là davanti, in cui il prossimo che eserciterà un diritto potrei essere io. Non è detto che non faccia del male a qualcuno. Di sicuro non ne farò a me stesso.

sabato 28 giugno 2008

Il "caimano" e la fornaia

Il punto è che quando vai a comprare il pane e la fornaia tua elettrice, approfittando della scarsità di clienti data l'ora ti prende in disparte e ti fa: "dimmi un po', che sta combinando l'amico tuo? Qua lo abbiamo votato perchè risolva i nostri problemi e lui ha ricominciato a preoccuparsi solo dei suoi?" tu prima ci rimani di sasso poi capisci molte cose.
Capisci il potere dei mass media e capisci l'incapacità del non addetto ai lavori ("livori" direbbe Dago) di capire una cosa che invece è lapalissiana.
E cioè che qui non si tratta dei problemi di Silvio Berlusconi, o di quelli del prossimo o passato premier. Qui si tratta di stabilire se il voto della mia fornaia è più o meno importante del concorso pubblico che hanno fatto una Clementina Forleo o un Giancarlo Caselli. Ed è qui il grande discrimine: stabilire se una maggioranza politica democraticamente eletta debba essere battuta dagli elettori una volta terminata la legislatura, (e ovviamente solo se se lo merita), o se la mia fornaia sia disposta a cedere anche quel suo piccolo potere, cioè quello di cambiare eventualmente segno sulla scheda qualora la prossima volta voglia preferire tizio anzichè caio, o se le stia bene che quello spicchio di sovranità che le rimane venga devoluto alla Gandus di turno.
Se capisse questo, capirebbe che in realtà Berlusconi si sta facendo anche i fatti nostri mentre probabilmente si fa i suoi.
E questo è quanto.

venerdì 27 giugno 2008

Dubbi amletici

Succede che dopo aver passato una vita di "certezze" in cui il bianco era bianco e il nero era nero, dopo che la razionalità ha sempre avuto il sopravvento e dopo che si è clamorosamente sfottuto chiunque di quella razionalità non facesse il faro che guida l'esistenza, ti ritrovi a domandarti se seguire la ragione sia stata la cosa giusta o se vi siano ambiti in cui essa debba, a prescindere, cedere all'istinto, sebbene un calcolo anche solo abbozzato direbbe immediatamente il contrario.
E' tempo di grandi dubbi, speriamo non di rimpianti.

domenica 22 giugno 2008

Metà del guado

Si arriva a momenti della vita in cui sarebbe necessario imprimere un'accelerazione.
Il governo è in piedi e lotta alla grande insieme a noi; non ci saranno elezioni prima di aprile-maggio prossimi, la confluenza FI-AN è ancora di là da venire...
Mancano cinque esami più la tesi e bisognerebbe approfittarne. Sarebbe intelligente non ritrovarsi qui tra un anno a rimproverarsi il proprio distratto temporeggiare. Insomma, bisogna cogliere il "Kairòs", come insegnava una mia antica e - almeno da me - sempre amata professoressa.
Eppure c'è qualcosa che non torna. Eppure, la sicurezza di fare il proprio dovere - ovviamente nei limiti delle proprie possibilità - a volte non è sufficiente.
Vi è una specie di malinconia da inefficienza, una specie di vuoto nei momenti in cui ci si vorrebbe rilassare, quella sensazione insomma di non godersi appieno la vita nè in un senso nè in un altro.
Non è depressione, non vi assomiglia nemmeno. E' la necessità di trovare a breve un percorso di comunione reciproca con qualcuno. Si tratti di figura presente, passata o futura.
Serve una svolta. Bella o brutta. Ma rapida.